Home - - 2008 - 2014 St Isidoro farm a Gulu: "Azioni di sviluppo dopo più di vent'anni di Guerra"

2008 - 2014 St Isidoro farm a Gulu: "Azioni di sviluppo dopo più di vent'anni di Guerra"

Il contesto

Il Nord Uganda, a causa del conflitto ventennale interno che l'ha stravolto, è ora in situazione di pesante svantaggio rispetto al resto del paese che, al contrario, negli ultimi anni ha raggiunto significativi risultati sia in termini economici che di riduzione della povertà. La mancanza di sicurezza nella regione ha sconvolto la vita della maggior parte della popolazione che è stata costretta a rifugiarsi nei vari campi IDPs, impedendogli di lavorare nell'agricoltura o in altri settori per più di venti anni. L'inattività duratura ha reso sicuramente più difficile la ripresa sia per i traumi subiti dalle persone, a livello psicologico e fisico, sia perché molti giovani, essendo cresciuti in tempo di guerra e abituati ad una vita cittadina, non hanno conoscenze agricole. Nonostante questo nei primi mesi del 2009, il numero di famiglie che ha fatto ritorno al proprio villaggio è cresciuto costantemente fino a raggiungere il 68% della popolazione sfollata negli accampamenti (IDPs), ma è un popolo che ha perduto le conoscenze di base dell'agricoltura ed ha accesso ad una tecnologia agricola estremamente povera.

Motivazioni

Il presente progetto si rivela particolarmente urgente e necessario alla luce delle ultime affermazioni sostenute dalla Fao, che destano notevole preoccupazione relativamente alla sicurezza alimentare del Corno d’Africa e della regione dei Grandi Laghi. In un recente rapporto viene sostenuto che “le prospettive per i prossimi raccolti sono scadenti, a causa del livello delle piogge inferiore alla media.[…] Gli effetti di El Niño, che solitamente porta abbondanti piogge verso la fine dell'anno, potrebbero peggiorare la situazione causando alluvioni e inondazioni, distruggendo sia i raccolti nei campi sia le scorte alimentari, aggravando le perdite di bestiame e danneggiando infrastrutture ed abitazioni.” A livello regionale si assiste ad una riduzione della produzione a causa della scarsità delle piogge stagionali che perdura dal 2007. In Uganda la produzione della prima stagione di raccolti del 2009 è molto sotto i livelli medi, e si tratta del quarto raccolto scarso consecutivo. Secondo la Fao «Questa situazione riduce la capacità delle famiglie di ricostituire le scorte alimentari e di garantirsi la sicurezza alimentare dopo anni di migrazioni dovute alle guerre civili. Si stima che oltre un milione di persone soffrano di insicurezza alimentare. Tale cifra potrebbe aumentare col protrarsi della stagione secca fino a metà novembre». In occasione del Forum “Come nutrire il mondo nel 2050” (Roma ottobre 2009), la FAO ha redatto un documento di lavoro che afferma “Per sfamare i 9,1 miliardi di persone che si prevede popoleranno la terra nel 2050 saranno necessari investimenti netti di circa 83 miliardi l'anno nel settore agricolo dei paesi in via di sviluppo. Questo vuol dire che gli investimenti in agricoltura dovranno aumentare di circa il 50%.” Secondo il testo, si dovrà investire in agricoltura e nella zootecnia, ma anche nei servizi di supporto derivati quali l'immagazzinamento, infrastrutture commerciali e la trasformazione dei prodotti.

Un investimento agricolo e zootecnico non solo gioverà l’economia ugandese ma potrà anche assicurare un’occasione di riscatto per i giovani. Oltre metà della popolazione Acholi (etnia maggioritaria nel Distretto di Gulu) è composta da giovani ed oltre il 50% di essi ha meno di 18 anni. Si tratta di persone che hanno vissuto fin dalla nascita in situazione di conflitto e in condizioni di vita estremamente precarie (molti sono nati all’interno dei campi sfollati e molti hanno subito in modo diretto le conseguenze e gli effetti della guerra). Un dato spaventoso ed emblematico: secondo una fonte Unicef (dati dicembre 2007) più di 25.000 bambini sono stati rapiti dai ribelli dal 1986. Nonostante tutto questo, questa generazione cresciuta nei campi sfollati ha dimostrato una capacità di resilienza alle sfide imposte dal conflitto insperata: tale capacità rappresenta la speranza che essa possa contribuire in maniera decisiva alla ricostruzione del tessuto sociale della regione. La valorizzazione della creatività e dell’identità’ dei giovani attraverso l’educazione e la formazione costituisce uno degli obbiettivi del progetto. Il progetto dunque si collega appieno al Piano di Azione per l’Africa, adottato dal G8 e adottato in Italia dai programmi per la Cooperazione Internazionale, che vedono tra le priorità la Sicurezza alimentare e l’educazione.

Descrizione del progetto

Il Progetto vuole portare un contributo alla sicurezza alimentare e al rafforzamento dell'economia del Nord Uganda, attraverso azioni trasversali. L'intervento si sviluppa su tre grandi aree tematiche: agricoltura famigliare e miglioramento dell'accesso all'acqua, agricoltura industriale, volontariato internazionale ed Eas. Tramite questo Progetto vogliamo migliorare le condizioni di vita della popolazione Nord Ugandese, garantendo loro il raggiungimento di competenze agricole e zootecniche che permettano non solo l'auto sostentamento, ma anche di inserirsi nel mercato locale, contribuendo in questo modo ad una rinascita dell'economia ugandese dopo più di vent'anni di guerra. L'aiuto che vogliamo portare alle persone e alle famiglie beneficiarie, a seguito della valorizzazione di un appezzamento di terreno di proprietà dell'Arcidiocesi ad oggi inutilizzato, si struttura in: formazione agricola e zootecnica, assegnazione delle terre e degli animali, accompagnamento mediante una costante consulenza agricola e zootecnica, incremento della meccanizzazione del lavoro ed inserimento nel mercato locale. Il Progetto "Azienda Agricola" non si limita però solo ad agire in loco, ma vuole garantire un coinvolgimento dei giovani italiani, tramite incontri nelle scuole e la promozione di un programma di volontariato internazionale, contribuendo così alla sensibilizzazione della popolazione giovanile e proponendo loro esperienze di crescita sia personale, che professionalizzante.

I Partner coinvolti

Partner

Ruolo e compiti

Centro Missionario Magentino

Ristrutturare gli immobili strumentali avvalendosi nell’implementazione di personale volontario italiano e di personale locale debitamente retribuito e assicurato

Good Samaritan

Condividere coi partner la rete di contatti creati nella lunga esperienza di lavoro a Gulu.Seguire la gestione finanziaria del progetto ed il found raising tramite il proprio consulente.

Peace Now – Pace adesso

Mettere a disposizione dei partner il proprio expertise nell’ambito di progetti agricoli di cooperazione e sviluppo

Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Garantire consulenza strategica e nell’ambito della formazione a beneficio del project Manager e dello staff locale da parte di personale docente strutturato a titolo gratuito sia in Italia che in loco. Promuovere il volontariato internazionale tra i propri studenti, sia della Facoltà di Agraria che di altre facoltà. Promuovere la realizzazione di un convegno presso una delle proprie sedi di Milano

Arcidiocesi di Gulu

Concedere gratuitamente la terra dell’azienda agricola localizzata presso la Cattedrale di Gulu per realizzare le attività di progetto. Lavorare e coordinarsi regolarmente con il Project Manager e il consulente di Good Samartitan Onlus sulle attività di progetto.

Comboni Samaritans of Gulu

Mettere a disposizione dei partner la massima collaborazione e il proprio expertise nell’ambito della selezione dei beneficiari nel rispetto dei criteri stabiliti in accordo con tutti i partner.

Wine To Water

Assicurare attività di sensibilizzazione e training nel settore “water & sanitation”

Selezione dei beneficiari:

Un passaggio molto delicato ed importante per il raggiungimento degli obiettivi di progetto, è la selezione dei beneficiari. Il metodo utilizzato avrebbe avuto conseguenze sul nostro rapporto con tutta la popolazione locale e le persone scelte potrebbero determinare il successo o il fallimento di molte attività.

Per trovare un metodo il più partecipativo possibile abbiamo coinvolto tutte le comunità che vivono intorno alla farm. Queste sono costituite da quattro villaggi: Negri, Obiya, Patiko e Bar-dege. In questo modo abbiamo anche potuto ovviare alla nostra più grande e naturale carenza, la conoscenza delle relazioni sociali esistenti e abbiamo evitato di doverci affidare al giudizio di eventuali commissioni di selezione che avrebbero fatto solo l'interesse dei membri. Questo metodo di selezione è stato applicato al gruppo più grande che doveva essere formato da persone che vivono in prossimità dell'azienda; i gruppi "giovani" ed "ex-ribelli" sono stati derivati da precedenti progetti del nostro fornitore locale Comboni Samaritans of Gulu.

Partendo dagli anziani e dai rappresentanti eletti di ogni villaggio, formati da un leader locale e i suoi delegati per un totale di dieci persone, abbiamo cercato di informare tutta la popolazione in merito agli obiettivi del progetto e alle attività che vogliamo realizzare. In due villaggi siamo andati direttamente ad incontrare la popolazione interessata perché i rappresentanti si sono dimostrati molto inaffidabili o perché loro stessi ritenevano importante la nostra presenza. Attraverso riunioni di villaggio in cui i rappresentanti spiegavano con o senza il nostro aiuto le intenzioni del progetto le comunità hanno scelto le persone al loro interno votando democraticamente.

Il risultato di questo metodo lo vedremo bene nel corso delle attività, in particolare con la serietà che dimostreranno nel partecipare ai corsi di formazione e con momenti di monitoraggio e valutazione in cui cercheremo di determinare se abbiamo avviato un processo di miglioramento delle condizioni di vita della famiglia di ogni beneficiario. Al momento possiamo riportare la suddivisione per genere e per classi di età, che già riporta un dato molto positivo: il 55% dei beneficiari sono giovani sotto i 35 anni ed il 66 % sono donne.

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