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PROGETTO: FORMAZIONE + LAVORO = DIGNITA'

Nel mese di giugno ha preso avvio il Programma di lavoro: FORMAZIONE + LAVORO = DIGNITA' a favore di gruppi donne che hanno subito violenza come pratica bellica. In avvio il nostro interesse è rivolto in particolare a gruppi di donne in zone ove Pace Adesso opera già con altri progetti: a Bukavu (R.D.Congo) e a Kalongo (Uganda).

Il verdetto emesso il 22 febbraio 2001 all'Aja, contro tre serbi di Bosnia, dal Tribunale Penale Internazionale ha segnato la storia: per la prima volta lo stupro etnico è stato riconosciuto come un crimine contro l'umanità.

Ruanda, Bosnia-y-Erzegovina, Uganda, Congo: è lunghissima la lista dei paesi dove questo crimine è perpetrato. Esso è segno di una volontà sistematica di terrore politico, di sradicamento del gruppo, di genocidio e distruzione di un popolo. Questa triste pratica vede bersaglio le donne, spesso bambine, innocenti vittime di un sistema che combatte la più feroce delle guerre contro il nemico, ovvero quella attuata sul corpo femminile, vissuto come un oggetto da violentare, torturare, ingravidare, per umiliare il nemico e rubargli il potenziale riproduttivo. 

Significativa l'affermazione di Amnesty International ("Non sopportiamo la tortura", 2000): "Nei conflitti etnici le donne vengono colpite non perché realmente pericolose, ma solo perché sono le donne del nemico, potenziali generatrici di futuri nemici. Uccidendole, stuprandole o torturandole si vogliono colpire in realtà gli uomini, nemici, a cui esse appartengono. Per contro gli uomini percepiscono lo stupro delle loro donne come una delle massime umiliazioni: esso è la prova schiacciante della loro impotenza. Per questo motivo in guerra le donne vengono spesso violentate in presenza dei parenti maschi, o addirittura di fronte all'intera comunità: la simbologia della violenza travalica ogni lingua e ogni cultura e il messaggio è chiaramente quello del dominio totale." 

Queste donne, già sofferenti per quanto subito, vengono cacciate da casa, ammalate, con gravi problemi psichici, senza un tetto né un lavoro, il più delle volte con figli da sfamare.

In Ruanda, durante il genocidio del 1994 il numero delle violenze contro le donne fu altissimo; molte vennero uccise, altre, anche se sopravvissute, portano i segni del trauma e della malattia, l'AIDS. Uno studio delle Nazioni Unite ha confermato la gravità del problema: il 31% dei bambini cresciuti durante il genocidio ha assistito ad uno stupro, il 70% è stato testimone di uccisioni. Migliaia di bambini hanno perso i genitori nel dopoguerra a causa dell'AIDS. Nella Repubblica Democratica del Congo la violenza di guerra è arrivata ad un livello di barbarie atroce, tale da spingere il Consiglio di Sicurezza dell'ONU a promuovere una Risoluzione al riguardo (ottobre 2010).

La drammatica condizione delle sopravvissute allo stupro è peggiorata dal fatto che spesso vengono cacciate dalla famiglia, ripudiate, in quanto emblemi viventi del disonore subito dalla comunità. E l'umanità di queste donne viene completamente rinnegata, sacrificata alle logiche del potere.

 

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(L'immagine nel top è tratta dal sito "Guerre Contro" http://guerrecontro.altervista.org/blog/?p=3902)

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SEGNALIAMO UN REPORTAGE!

Si segnala un reportage della giornalista Emanuela Zuccalà per "Io Donna" e riportato dal sito "Guerre Contro"; pubblicato nel 2009, ma ancora particolarmente odierno.....

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